lunedì 18 luglio 2016

Fede, Ciclismo e Libertà



La prima parola che mi viene in mente quando penso alla bicicletta è libertà.
 Libertà perché ripenso alla possibilità di pedalare dove si vuole buttandosi giù da una discesa a massima velocità o scattando in salita in piedi sui pedali per superare l’asperità del momento, al guardarsi intorno mentre si fatica e vedere passaggi splendidi o anche al mulinare come un forsennato per arrivare in tempo a scuola. 
Questa penso sia una sensazione che credo abbiamo provato tutti, ma la libertà a cui penso non è solo questa è anche il donare la libertà agli altri grazie alla bicicletta come fece Ginetaccio Bartali durante la seconda guerra mondiale dove tra Toscana e Umbria pedalando trasportava di nascosto nel telaio documenti falsi che permisero a centinaia di ebrei di salvarsi dalle persecuzioni dei nazisti. Questo può essere ricollegato alle parole di San Paolo “dov’è lo spirito del signore vi è libertà” e può essere visto come uno stimolo per noi a farci portatori di questo spirito portatore di libertà magari anche semplicemente pedalando.

Altro pensiero che mi viene in mente pensando al ciclismo è che esso è sì uno sport individuale, ma nel quale la squadra ha un ruolo fondamentale, proprio per questo possiamo fare nostre le parole di San Paolo di essere atleti di Cristo e quelle di Papa Francesco che alla gmg di Rio invitava noi giovani a giocare nella squadra di Gesù. 
Nella squadra ci sono diversi ruoli: i gregari coloro che hanno un compito allo stesso fondamentale ed ingrato, sono gli uomini di fatica coloro che sono a totale disposizione del proprio capitano ed al quale essi danno tutto, non è raro vedere come essi siano più emozionati dei propri capitani per una loro vittoria o quando il capitano incorre in una crisi essi lo scortino fedelmente fino al traguardo aspettandolo e spronandolo. 
Gli uomini addetti alle fughe: ultimi romantici del nostro tempo, folli che lottano contro un destino già segnato, spesso pedalando da soli per centinaia di chilometri alla ricerca di un sogno che può realizzarsi come infrangersi a pochi metri dal traguardo, per poi ritrovarli sempre nei giorni successivi a riprovarci, orgogliosi e testardi. 
Il luogotenente, uomo di esperienza al fianco del capitano sempre pronto a lanciarlo in orbita preparandogli il terreno per l’attacco finale ed infine lui il capitano il faro della squadra colui che ha l’onore e l’onere di finalizzare il lavoro della squadra dando un senso a tutti i sacrifici fatti scattando nel momento opportuno e avvicinandosi alla vetta che si apre poco alla volta allo scostarsi della folla per concludersi con un trionfo a braccia alzate verso il cielo. 
Tutti noi siamo chiamati a svolgere questi ruoli anche in supporto di altri ma soprattutto sappiamo che possiamo contare su un Dio gregario e luogotenente capace di portarci al traguardo a braccia alzate se le cose vanno bene e anche scortarci fino alla fine dopo una nostra crisi per poter riprendere il giorno dopo la corsa verso la maglia Rosa finale. 
Un Dio che forse in montagna si sarebbe fatto sostituire da un piccolino pelato con bandana e orecchino e con una classe e cuore immensi.
Vi chiediamo di pensare a ciò quando salite in bicicletta e di provare ad essere davvero atleti di cristo nella corsa della vita.

Fugone 5.

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