Il
giorno inciampava nel trascorrere lento delle ore. Il Giro d’Italia era alle
porte, ma non solo quello. Insieme ad esso si sarebbero susseguiti sessioni di
esami, lauree e burocrazia. Sangue e sudore non erano, quindi, una prerogativa riservata
esclusivamente ai corridori, ma anche a noi. Il contesto ne era testimone: era
tempo di scommesse.
Ormai
da tempo, insieme agli amici Fugone 2 e Fugone 4, si ipotizzava, accalorati dal
fermento ciclistico, di piazzare una “schedina” sulla corsa più bella del mondo. Si sarebbe data vita ad
un’accoppiata vincente: soldi e ciclismo. La stessa che in passato aveva reso
famoso il nome di Oleg Tinkov. Sì, è vero caro Lettore, “volavamo un po’ in alto”.
Le premesse comunque erano buone per passare un paio di pomeriggi in compagnia,
cosa che rimane certamente la scommessa migliore.
Dopo aver pianificato giorno e ora, ci ritrovammo
presso il luogo stabilito. Iniziò così la nostra stairway to heaven verso la gloria e gli onori dell’alta finanza.
Raggiungemmo la tabaccheria dopo un percorso di lunghezza non indifferente. Fu
il principio di un calvario durato 75 minuti. Comprendo la vostra reazione,
cari amici Lettori, ma non è uno scherzo. Impiegammo più di un’ora prima di
decidere i nomi che diventarono oggetto, nelle settimane seguenti, delle nostre
più sentite preghiere. Il tributo, pagato in termini di discussioni e di sbuffi
spazientiti del tabaccaio, diede però i propri frutti: seguendo una strategia
di gestione del portafoglio, volta a differenziare le scelte e i rischi,
individuammo i nostri favoriti. Con sprezzo del pericolo decidemmo di riservare
una cospicua fortuna (€ 3) al giovanissimo atleta Jacub Mareczko (il quale in
precedenza si era distinto nell’ultima edizione del “Tour de San Luis” e prima
ancora alla Vuelta) quotato a 66 per la classifica a punti. Urgeva però la
necessità di compensare il rischio del nostro cavallo di battaglia su altri
nomi più sicuri: Vincenzo Nibali (dato a 2,5) come leader della classifica generale al termine del Giro, Giacomo
Nizzolo (dato a 2,75) e Elia Viviani (quotato a 5) entrambi per l’assegnazione maglia
rossa; infine optammo anche per Stefano Pirazzi e un generico “altro” per la
classifica scalatori (dati rispettivamente a 12 e a3,5).
Come potete ben immaginare, dati i nomi sui cui
scommettevamo “una cifra non indifferente” e che avrebbe potuto cambiare per
sempre le nostre sorti (15 euro in tre), vivemmo giornate sportive tra alti e
bassi, tra speranze e timori di aver gettato al vento le nostre palanche e le
nostre fortune. La pressione era molta e ritiri dalla corsa non erano da meno.
Il primo a tradirci fu proprio Mareczko, ritiratosi per via di una febbre. Addio
sogno di sbancare il banco. Ma, tra tutti, quello che ci fece sudare freddo fu
Nibali. Il buon Vincenzo partiva da favorito all’inizio del Giro, ma come
saprete, ben presto la situazione non si rivelò delle più facili. L’Astana,
merito soprattutto di Michele Scarponi e di Tanel Kangert, si presentava
nuovamente come la migliore formazione, capace di mantenere il proprio capitano
alla testa della corsa rosa, insieme agli altri uomini di classifica. Nibali però
accusava delle difficoltà: pur difendendosi eroicamente con delle incredibili
progressioni, non riusciva a sostenere i cambi di ritmo e gli scatti dei
rivali. Quando tutto sembrava perduto, l’italiano dimostrò di che pasta è fatto
un vero campione e fece l’impossibile: ribaltò il risultato. Vincenzo, infatti,
riuscì nell’ultima tappa alpina a strappare la maglia rosa al suo diretto
avversario Esteban Chaves: non ci sono parole per descrivere le emozioni
provate nel corso di quelle ultime tre tappe. A tale proposito, vale la pena
ricordare anche la volata finale a Torino: vinta da Nizzolo, ma successivamente
detronizzato dal podio in quanto protagonista di una manovra scorretta ai danni
di Sacha Modolo in fase di sprint. Tra il pubblico torinese, al momento della
premiazione, girò la voce di una squalifica del corridore e di una gravissima
penalizzazione: la perdita della maglia rossa. Incredulità e timore la fecero
da padrone fino a quando non assistemmo alla vestizione della maglia rossa. Lo speaker
annunciò solo poche parole prima che le atre venissero coperte da un’ovazione
collettiva della piazza: “Un italiano…”.
Alcuni
giorni dopo, ancora scossi ed esaltati ci dirigemmo in tabaccheria a ritirare
la nostra vincita. Il tabaccaio, non appena ci vide, temette di doversi sorbire
altre ore di discussioni infinite (in cuor suo probabilmente gli balenò in
mente l’idea di chiudere immediatamente il negozio, adducendo come scusa a un
fantomatico matrimonio di una sorella di una cugina di terzo grado della sua
prozia), ma per fortuna nostra e sua, così non fu. Non solo non ci perdemmo in
un circolo di parole infinite, ma anzi, il Giro ci riservò un’ulteriore sorpresa:
ci dedicò un premio insperato. Oltre alla vincita di Nibali e Nizzolo, se ne
aggiunse una terza: quella data dal generico “altro” nella classifica degli
scalatori. Accesi dalla fiamma dell’entusiasmo, piazzammo così la nostra prima
scommessa sul Tour: Nibali vincente.
In
fondo, il trofeo a spirale del Giro d’Italia non è l’unico esempio di una
storia infinita.
Fugone
3
P.S.:
Questo testo, è meglio chiarirlo, non vuole essere né un incitamento alle
scommesse né un invito al gioco di azzardo. Esso si limita a fornire il
resoconto, in chiave anche umoristica, di un’esperienza vissuta all’intero del
contesto del Giro e come tale deve essere interpretata.
"Borges veglia sulle nostre ricchezze" |
Nessun commento:
Posta un commento