187km da Bohen-sur-Lignon (42) a Tournon-sur-Rhone (07), tre
GPM, due facili di quarta categoria (Côte
du Montfaucon en Velay e il Col du Rouvey), uno un po’ più impegnativo di
seconda categoria (Côte
de Sécheras) a 19 chilometri dall’arrivo.
“Quasi una classica” così definisce la tappa di oggi il mio
collega che azzarda una possibile vittoria di Greg Van Avermaet, dello
stesso parere sono anche i due cronisti Silvio Martinello e Francesco Pancani.
Le mail alla redazione RAI, le interviste ai corridori, i pellegrini a Delfi,
tutti hanno un solo dubbio: quella di oggi è una tappa da velocisti o una tappa
da fuga? Mistero!
Vengono subito messe in chiaro le cose, al terzo chilometro partono
De Gendt della Lotto Soudal, Claeys della Wanty Groupe Gobert e Terpstra della
Etixx ai quali si aggiungeranno poi una cinquantina di chilometri dopo Gautier
della AG2R che anche ieri aveva provato un allungo e Quemeneur della Direct
Energie che abbandonerà i fuggitivi quasi subito. Di questo gruppetto il
corridore messo meglio in classifica generale è l’uomo della AG2R a poco più di
un minuto dalla maglia gialla. Nel gruppo intanto le quadre di velocisti non
perdono la speranza: si piazzano infatti davanti la Cofidis di Nacer Bouhanni,
già vincitore della discussa volata di Saint-Vulbas, e la Giant di John
Degenkolb.
A 36 chilometri dall’arrivo lo “stile” della tappa cambia:
la fuga viene recuperata e il gruppo sembra poter restare compatto fino al
lancio finale degli sprinter, anche se non bisogna dimenticare che manca ancora
un gran premio di montagna, breve ma pur sempre di seconda categoria, che
potrebbe mettere in difficoltà uomini non troppo adatti alle salite. Mentre ci
si avvicina al recupero della fuga per la prima volta dall’inizio della
competizione inizia a far capolino in cima al gruppo l’Astana.
Comincia la salita e Bouhanni non si dà per vinto
piazzandosi in testa al gruppo: poche centinaia di metri e l’ex pugile inizia a
retrocedere salutando la desiderata vittoria. La gara cambia di nuovo volto e
si torna alla fuga. Scatta infatti Tony Martin, nessuno sembra seguirlo, ma
quando il suo vantaggio diventa di un’ottantina di metri partono anche Grmay
della Lampre e Rolland, capitano della Cannondale. Nelle retrovie, anche quest’oggi,
vediamo cedere Kwiatkowski evidentemente non in forma.
A 21 chilometri dal traguardo, a un chilometro dalla Cote de
Sécheras, troviamo Martin in testa seguito a 10’’ da Grmay e Rolland ai quali
si unisce Fabio Aru partito poco prima dal gruppo. Partono anche Van den
Broeck, Landa e Contador ma il gruppo si allunga e non lascia spazio ai tre. Solamente Martin risulta essere solo, e mentre il tedesco scollina
a 21’’ di vantaggio, il gruppo raggiunge i fuggitivi che però si mantengono in testa.
Esce allora Sanchez, uomo Astana, pronto a tirare il capitano ma l’azione non
funziona e tutti tornano in gruppo. Viene recuperato Martin e il sardo dell’Astana
decide di partire nella speranza di vincere.
Il gruppo rimane compatto lungo tutta la discesa mente Aru vuole disperatamente guadagnare qualche secondo, siamo a circa 10 chilometri
dal traguardo. Una caduta di Tony Martin in testa al plotone fa guadagnare tre
o quattro secondi al fuggitivo che scende al massimo delle sue possibilità. Finita
la salita il vantaggio è di circa 9’’ e c’è contatto visivo fra apripista e
gruppo.
Alla fine Aru riesce a spuntarla quando ormai era stato
quasi raggiunto, passando solo sotto il traguardo di Tournon-sur-Rhone.
Il servizio di regia non permette di vedere altro che gli
ultimi quaranta chilometri di gare, è quindi difficile parlare della tappa in
generale. Per quello che abbiamo potute vedere la giornata di oggi è stata un
po’ più movimentata delle altre: Aru e Rolland sono stati fra i primi corridori
“di un certo spessore” dall’inizio della corsa a mettere la testa fuori dal gruppo. Speriamo che la frazione di oggi segni un po’ uno spartiacque fra una
gara molto calcolata e statica (e se mi permettete, anche un po’ noiosa) e una corsa
più movimentata.
Voto alla tappa: 7/10 (sarebbe 7.5 ma voglio dare solo
numeri interi)
Hombre del dìa: Fabio Aru, non è facile vincere da solo con
un intero gruppo che ti insegue a 8’’ di distanza con un contatto visivo
continuo.
Il “non pervenuto”: Greg Van Avermaet, saranno ancora i
postumi dell’infortunio ma tutti lo davano favorito, non ha fatto praticamente
nulla.
Fugone2
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