domenica 7 agosto 2016

Gara maschile in linea - Rio 2016 - Riassunto

Tre due uno e si parte! Le olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro sono iniziate e subito troviamo la gara regina della nostra disciplina.
I 143 corridori rappresentanti di 63 paesi sono pronti a partire sul lungomare di Copacabana per percorrere i 237km olimpici. La gara si compone di due circuiti, uno più tranquillo da ripetere tre volte e uno più impegnativo, da ripetere quattro volte, con una salita a pendenze fino al 24%.
Sono solo cinque le squadra avvantaggiate da una rosa di cinque corridori: Belgio, Colombia, Gran Bretagna, Italia e Spagna, le altre possono contare su meno uomini, uno svantaggio non indifferente.
Passano pochi chilometri e assistiamo alla prima di molte cadute, è il turco Balkan, costretto a ritirarsi. Dopo dodici chilometri a sorpresa a ritirarsi è anche l’olandese Tom Dumoulin: non è chiaro cosa sia successo, non si è trattato di una caduta, tanto meno di un guasto tecnico, le telecamere hanno semplicemente ripreso l’olandese in attesa dell’ammiraglia che lo avrebbe riportato a casa.
Passa ancora qualche chilometro e iniziano i giochi: si stacca dal gruppo compatto un sestetto formato da Albasini (SUI), Bystrom (NOR), Geschke (GER), Kochetkov (RUS), Kwiatkowski (POL) e Pantano (COL). Il gruppo da subito inizia a fare paura: immediatamente il vantaggio è di 2’ ma in pochissimo tempo si sale a 6’, i chilometri sono tanti ma un vantaggio così non rischia di farti raggiungere in classifica generale, rischia di farti perdere l’intera gara.
La situazione rimane invariata per molti chilometri. Si transita tre volte sul tratto di pavé, che sempre fa qualche vittima fra cadute e guasti tecnici: ci rimettono Mollema (NED), Gilbert (BEL) e Orken (TUR) e altri. Intanto nel gruppo a tirare è Alessandro de Marchi (ITA).
La media dopo un’ora e mezza è molto alta (42km/h) e il gruppo dopo 120km si spezza in tre tronconi ma la frattura si risana quasi subito. De Marchi, vedendo che i suoi non si trovavano nel primo dei tre gruppi, lascia la testa e si porta a ricuperare i compagni, in breve tempo tutta l’equipe italiana è in testa, accompagnata dalla Spagna.
Il trambusto in gruppo dà la possibilità a tre uomini di spingersi in contro attacco dietro la fuga: sono Cummings (UK), Gilbert (BEL) e Van Avermaet (BEL). Intanto la fuga inizia a cedere, si stacca Bystrom, poi Albasini e infine Geschke, restano in testa solo il russo e il polacco.
A 72km dall’arrivo Van Avermaet raggiunge la testa della corsa, con lui anche Caruso (ITA), Thomas (UK) e Taaramae (EST), Henao (COL) e Zeits (KAZ), la Spagna non riesce a mandare nessuno in fuga ed è costretta a mettersi in testa al gruppo per limitare i danni.
Ai meno 45 chilometri si stacca un gruppo di contro attaccanti formato da Roglic (SLO), Chernetski (RUS), Bennett (NZE), Durasek (CRO) e Kochetkov. La situazione rimane invariata fino alla penultima discesa dove partono Aru (ITA) e Nibali (ITA) staccando tutti senza suscitare contro attacchi. Mancano circa 25 chilometri quando Nibali prova il tutto per tutto e parte, gli rimane in ruota solo Henao ma poco dopo si aggrega Majka (POL). I tre sono in testa, seguiti da un gruppetto fra i quali notiamo Van Avermaet, nelle retrovie ci prova anche Froome ma senza nulla di fatto.
Nibali in testa domina sul gruppetto dei tre e prova in continuazione a scattare nell’ultima salita, poi la discesa. Mancano 12 chilometri all’arrivo quando le telecamere si spostano sul terzetto di testa: Henao è caduto e qualche metro più in là sull’asfalto c’è anche Nibali. Majka ha la strada spianta, finita la discesa infatti c’è l’Avenida Atlantica che, costeggiando Copacabana, porta al traguardo. Sembra fatta quando da dietro partono Van Avermaet e Fuglsang (DEN) che in breve tempo raggiungono il polacco che non sembra averne per stare dietro alla coppia.
Fuglsang e Van Avermaet sono a pochi metri dal traguardo, ma nella la volata finale la spunta il belga.

Voto alla gara: 9/10. La gara è stata veramente spettacolare, leggevo “più emozionante di tutto il Tour di quest’anno”. Non ci resta però che l’amaro in bocca, visto quello che è successo nel finale e che ha azzerato il morale di tutti gli italiani appassionati di ciclismo!

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