Tre due uno e si parte! Le olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro sono iniziate
e subito troviamo la gara regina della nostra disciplina.
I 143 corridori rappresentanti di 63 paesi sono pronti a partire sul
lungomare di Copacabana per percorrere i 237km olimpici. La gara si compone di
due circuiti, uno più tranquillo da ripetere tre volte e uno più impegnativo,
da ripetere quattro volte, con una salita a pendenze fino al 24%.
Sono solo cinque le squadra avvantaggiate da una rosa di cinque
corridori: Belgio, Colombia, Gran Bretagna, Italia e Spagna, le altre possono
contare su meno uomini, uno svantaggio non indifferente.
Passano pochi chilometri e assistiamo alla prima di molte cadute, è il
turco Balkan, costretto a ritirarsi. Dopo dodici chilometri a sorpresa a
ritirarsi è anche l’olandese Tom Dumoulin: non è chiaro cosa sia successo, non
si è trattato di una caduta, tanto meno di un guasto tecnico, le telecamere
hanno semplicemente ripreso l’olandese in attesa dell’ammiraglia che lo avrebbe
riportato a casa.
Passa ancora qualche chilometro e iniziano i giochi: si stacca dal gruppo
compatto un sestetto formato da Albasini (SUI), Bystrom (NOR), Geschke (GER),
Kochetkov (RUS), Kwiatkowski (POL) e Pantano (COL). Il gruppo da subito inizia
a fare paura: immediatamente il vantaggio è di 2’ ma in pochissimo tempo si
sale a 6’, i chilometri sono tanti ma un vantaggio così non rischia di farti
raggiungere in classifica generale, rischia di farti perdere l’intera gara.
La situazione rimane invariata per molti chilometri. Si transita tre
volte sul tratto di pavé, che sempre fa qualche vittima fra cadute e guasti tecnici:
ci rimettono Mollema (NED), Gilbert (BEL) e Orken (TUR) e altri. Intanto nel
gruppo a tirare è Alessandro de Marchi (ITA).
La media dopo un’ora e mezza è molto alta (42km/h) e il gruppo dopo 120km
si spezza in tre tronconi ma la frattura si risana quasi subito. De Marchi,
vedendo che i suoi non si trovavano nel primo dei tre gruppi, lascia la testa e
si porta a ricuperare i compagni, in breve tempo tutta l’equipe italiana è in
testa, accompagnata dalla Spagna.
Il trambusto in gruppo dà la possibilità a tre uomini di spingersi in
contro attacco dietro la fuga: sono Cummings (UK), Gilbert (BEL) e Van Avermaet
(BEL). Intanto la fuga inizia a cedere, si stacca Bystrom, poi Albasini e
infine Geschke, restano in testa solo il russo e il polacco.
A 72km dall’arrivo Van Avermaet raggiunge la testa della corsa, con lui
anche Caruso (ITA), Thomas (UK) e Taaramae (EST), Henao (COL) e Zeits (KAZ), la
Spagna non riesce a mandare nessuno in fuga ed è costretta a mettersi in testa
al gruppo per limitare i danni.
Ai meno 45 chilometri si stacca un gruppo di contro attaccanti formato da
Roglic (SLO), Chernetski (RUS), Bennett (NZE), Durasek (CRO) e Kochetkov. La situazione
rimane invariata fino alla penultima discesa dove partono Aru (ITA) e Nibali
(ITA) staccando tutti senza suscitare contro attacchi. Mancano circa 25
chilometri quando Nibali prova il tutto per tutto e parte, gli rimane in ruota
solo Henao ma poco dopo si aggrega Majka (POL). I tre sono in testa, seguiti da
un gruppetto fra i quali notiamo Van Avermaet, nelle retrovie ci prova anche
Froome ma senza nulla di fatto.
Nibali in testa
domina sul gruppetto dei tre e prova in continuazione a scattare nell’ultima
salita, poi la discesa. Mancano 12 chilometri all’arrivo quando le telecamere
si spostano sul terzetto di testa: Henao è caduto e qualche metro più in là
sull’asfalto c’è anche Nibali. Majka ha la strada spianta, finita la discesa
infatti c’è l’Avenida Atlantica che, costeggiando Copacabana, porta al
traguardo. Sembra fatta quando da dietro partono Van Avermaet e Fuglsang (DEN)
che in breve tempo raggiungono il polacco che non sembra averne per stare
dietro alla coppia.
Fuglsang e Van
Avermaet sono a pochi metri dal traguardo, ma nella la volata finale la spunta
il belga.
Voto alla gara:
9/10. La gara è stata veramente spettacolare, leggevo “più emozionante di tutto
il Tour di quest’anno”. Non ci resta però che l’amaro in bocca, visto quello
che è successo nel finale e che ha azzerato il morale di tutti gli italiani appassionati
di ciclismo!
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